CATALANO Maurilio

Maurilio Catalano è nato a Palermo nel 1942, dove attualmente vive e lavora. Ha avuto per diversi anni la cattedra all’Accademia di Belle Arti della sua città natale e dal 1963 dirige la galleria e stamperia “Arte al borgo”. Diverse sue opere  si trovano in luoghi pubblici, come ad esempio un dipinto di 30 mq all’Aeroporto Falcone-Borsellino, una scultura in memoria di Paolo Giaccone presso la Facoltà di Medicina dell’Ateneo Palermitano e due opere situate presso il centro commerciale Forum Palermo. I suoi temi sono quasi sempre quelli del mare, con i suoi colori intensi e forti, proprio come le emozioni che suscita nell’ammirarli.

Di lui hanno scritto: Leonardo Sciascia, Alfonso Gatto, Vittorio Frosini, Nino Buttitta, Luigi Mormino, Aurelio Pes, Francesco Giunta.

Leonardo Sciascia, nel 1972, ricorda: “…Nella sua dimestichezza col mare, anche da pescatore, e appassionato per giunta, c’è un fondo di terrore. Il suo mare è popolato di enormi balene (bianche, ma incidentalmente: nessun riferimento a quella di Melville) che inghiottono pescherecci e navi di linea, di polipi mostruosi, di foreste di coralli sensibili e voraci come piante carnivore. Vi avviene anche l’eterno e proverbiale dramma del pesce piccolo mangiato dal grande; ma è cosa di poco conto, a confronto del vivamaria che succede a bordo di una nave quando un polipo la incatena o i coralli se l’abbracciano o una balena se la crocchia come biscotto…Maurilio Catalano ci racconta parodiando mezzi, modi e moduli dell’arte popolare…e ne vien fuori un curioso repertorio di songes drolatiques, tanto riflesso e introverso quanto all’apparenza è immediato, vivido, allegro…”.

Nel 1973, Alfonso Gatto sostiene che: “…Maurilio espone i simboli della grande famiglia immaginativa in cui s’avvicendano pesci e velieri, battelli, cuori, stelle, cotillons di carnevale, in una parata marina che è dentro il colore, ipotesi e fragore di evento, getto continuo di continua germinazione.
Direi che la vitalità erompente è, nel timbro della bella fantasiosa pittura di Catalano, virtú certa e genuina, tale che la provocazione emotiva e visiva da cogliere súbito continua a muovere in noi la sua vibratile meraviglia, in oscillazioni sempre più lente, verso la quiete finale…” 

“…la Sicilia è ancora quella che s’intravvede nei quadri di Catalano, una terra assediata dal mare, una grande zattera d’un naufragio storico, facile preda dei mostri del potere, sempre in attesa d’un prodiglio per la sua rinascita ma popolata di ex voto a rovescio per le sue delusioni…”  Scrive così di lui Vittorio Frosini nel 1988.

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