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Giuseppe Migneco nasce a Messina nel 1908. Dopo aver fatto gli studi classici nella città natale, si trasferisce nel 1931 a Milano dove comincia a studiare medicina. Nel capoluogo lombardo comincia ad entrare nel mondo dell’arte disegnando bozzetti per il “Corriere dei piccoli” e facendo il ritoccatore per l’editore Rizzoli. Queste esperienze lo portano ad iniziare la sua attività pittorica che lo renderà famoso, realizzando dipinti dai contenuti autobiografici. Nel 1934 avviene la svolta. Entra in contatto con Aligi Sassu, Renato Birolli, Raffaele De Grada dai quali resta incantato. Nel 1937 è tra i fondatori del movimento di “Corrente” che raggruppa artisti provenienti da diversi orizzonti culturali, con il comune obiettivo di aprirsi alla cultura moderna europea, rifiutando l’isolamento culturale imposto dal fascismo. In “Corrente” affluiscono, nel tempo, artisti con visioni dell’arte molto diverse, uniti inizialmente per respingere canoni pittorici ormai superati, che prenderanno poi strade diverse, come Arnaldo Badodi, Renato Birolli, Bruno Cassinari, Sandro Cherchi, Piero Gauli, Renato Guttuso, Giacomo Manzù, Ennio Morlotti, Paganin, Aligi Sassu, Italo Valenti, e Emilio Vedova. Nel dopoguerra Migneco affina il suo gusto per il “realismo sociale” subendo l’influsso dei pittori murari messicani. Un suo ammiratore lo definì “intagliatore di legno che scolpisce col pennello”. Negli anni Cinquanta viene consacrato come uno dei più importanti maestri dell’arte italiana contemporanea. Sue personali si sono svolte in importanti gallerie nazionali ed estere: Goteborg, Boston, Parigi, Stoccarda, New York, Amsterdam, Amburgo e Zurigo. Nel 1958 partecipa alla XXIX Biennale d’arte di Venezia. I suoi colori sempre forti e vivaci che ricordano la sua Sicilia dai tratti violenti e netti, i volti duri e coraggiosi rendono le sue tele espressione della lotta esistenziale, nel continuo e profondo confronto con l’umanità e con gli eventi che la assediano, nella coscienza e nella speranza di libertà e di memoria, al di là dell’assurda solitudine dell’esistenza.
Muore a Milano il 28 febbraio del 1997.